Intervento critico di Antonella Oliana sulle opere di Eugenio Tocchet
È soprattutto la mutevolezza della luce, con i suoi riflessi e le cangianze, lo stimolo fondamentale per la sensibilità artistica di Eugenio Tocchet, il motivo ricorrente ma sempre diverso delle sue visioni, del suo desiderio di afferrare la natura sconfinando oltre il dato puramente oggettivo.
La luce e le molteplici possibilità comunicative del colore, la seduzione dei contrasti e degli accordi cromatici stanno alla base di un’originale ricerca espressiva e tecnica che non esclude, anzi contempla, l’essenzialità del bianco e nero.
Un universo liquido, mobile e dinamico, che vive di riverberi diventa soggetto privilegiato di intensi quadri, solo apparentemente astratti, nei quali il micro assume la valenza del macro e l’immagine si trasforma in sensazione percettiva libera di scorrere da un punto all’altro della superficie.
Ecco allora che un riflesso dell’acqua, semplici gocce o lievi bollicine conquistano lo spazio di quadri che l’autore definisce dipinti con la macchina fotografica; non si tratta di elaborazioni al computer ma di foto stampate con tecnica Fine Art su tela o cartoncino trattate, a volte, con una particolare resina protettiva.
Il risultato di questo singolare e accurato procedimento crea visioni di una realtà mutante al cui interno nascono immagini in bilico tra visibile e invisibile, tangibile e trascendente, finito e infinito. Un bicchiere, una bottiglia di plastica, una lamiera arrugginita, un pezzo di vetro rotto divengono, attraverso la selezione di particolari evocativi, tappe di una storia carica di significati, invisibili ad uno sguardo superficiale, allusivi a una dimensione altra.
Quello di Eugenio Tocchet è uno sguardo curioso, affascinato dal mondo e dalla sua multiforme realtà, interessato a fissare con mezzi istantanei il flusso delle forme, uno sguardo che si fa ammaliare dalla seduzione del colore e dalle molteplici possibilità espressive di questo elemento.
L’interpretazione fotografica diviene quindi strumento per ottenere risultati visivi simili agli effetti della pittura informale.
Pittura che si trasforma in fotografia: la scelta del colore puro e acceso e di linee che si muovono da un versante all’altro dello spazio, morbide e ondulate, produce immagini irreali, apparizioni dai ritmi e dalle movenze incorporee.
La forza del cromatismo accompagna in una dimensione astratta e senza limiti.
Ne scaturisce un percorso avvincente, fuori e dentro la realtà, costruito sulle corrispondenze dei ritmi spaziali e sulle accensioni del colore; dall’apparizione cromatica dell’immateriale, con l’ondeggiare delle linee e il galleggiamento delle forme, ai dettagli ingranditi della natura che ne fissano la bellezza e la perfezione. Questi fotoquadri indagano i particolari più minuti del pistillo di un fiore, delle venature di una foglia, dei chicchi di una pannocchia.
È un viaggio tra micro e macro, tra visioni fisiche e incorporee, tra spostamenti cromatici e segni evocativi. Un percorso che invita a soffermarsi sulle cose per capirne i lati nascosti, a leggere tra le pieghe della realtà per vedere oltre l’apparenza, ad osservare con altri occhi, quelli del pensiero e dell’immaginazione.
Eugenio Tocchet è attratto dall’universo imprendibile delle sensazioni visive e del loro riflesso interiore, percepisce gli umori della terra e la leggerezza dell’aria, trae incantamento dalle trasparenze e profondità del cielo, avverte la poesia dell’acqua nel suo continuo scorrere e cambiare, attimo dopo attimo.
Di questo universo in perenne mutazione fa proprio il senso profondo del suo dinamismo e della sua energia, coglie nella realtà gli echi dell’assoluto e dell’essenziale volgendo contemporaneamente lo sguardo al particolare e al dettaglio senza mai distaccarsi dall’insieme.
Ne derivano opere nelle quali il colore è vissuto come esperienza totale dell’immaginazione e la luce diviene scia cangiante di infinite vibrazioni, trama dell’invisibile.
Antonella Oliana, docente di storia dell’arte